
Decine di migliaia di vite potrebbero essere salvate ogni anno grazie a un cambiamento nella somministrazione di due farmaci già noti per il loro ruolo nel ridurre il colesterolo “cattivo”. Secondo uno studio recente pubblicato su Mayo Clinic Proceedings, l’uso combinato di statine ed ezetimibe fin dall’inizio della terapia risulta significativamente più efficace rispetto all’assunzione di statine da sole. Questo approccio potrebbe ridurre drasticamente il rischio di eventi cardiovascolari gravi, come infarti e ictus.
Meccanismi di azione dei farmaci
Le statine sono ampiamente prescritte per abbassare i livelli di colesterolo totale, agendo specificamente sulle lipoproteine a bassa densità (LDL), comunemente conosciute come colesterolo cattivo. Queste lipoproteine trasportano il colesterolo dal fegato alle cellule, e quando sono presenti in eccesso, possono accumularsi nelle arterie, causando ostruzioni pericolose. L’ezetimibe, invece, ha un meccanismo complementare; riduce l’assorbimento del colesterolo LDL a livello intestinale, potenziando così l’efficacia della terapia.
La nuova analisi, condotta su un campione di oltre 108.000 pazienti ad alto rischio di malattie cardiovascolari, ha dimostrato che l’uso simultaneo di questi due farmaci non solo riduce i livelli di colesterolo, ma aumenta significativamente le probabilità di evitare eventi avversi. La combinazione, se utilizzata fin dall’inizio, libera il potenziale massimo di entrambi i farmaci, portando a risultati migliori per i pazienti.
I benefici della terapia combinata
I risultati dello studio evidenziano un netto vantaggio per i pazienti che ricevono la terapia combinata. Questi pazienti mostrano una riduzione del 19% nel rischio di morte e una diminuzione del 16% dei decessi causati da malattie cardiovascolari. Inoltre, si registra un abbattimento di quasi il 20% degli eventi cardiovascolari gravi, inclusi ictus e infarti, rispetto a quelli che assumono solo statine ad alte dosi.
Maciej Banach, cardiologo dell’Università Cattolica Giovanni Paolo II di Lublino, autore principale della ricerca, ha affermato che se la terapia combinata fosse inclusa in tutte le linee guida per i pazienti con colesterolo elevato, si potrebbero evitare oltre 330.000 decessi all’anno tra coloro che hanno già subito un infarto, e quasi 50.000 solo negli Stati Uniti.
Implicazioni economiche e sanitarie
Adottare un approccio proattivo, iniziando la terapia con entrambi i farmaci per i pazienti ad alto rischio, potrebbe non solo salvare vite, ma anche comportare un significativo risparmio per i sistemi sanitari. La prevenzione di eventi cardiovascolari gravi ridurrebbe le spese legate a trattamenti complessi e ricoveri ospedalieri, alleggerendo il carico sui servizi sanitari.
In base alle conclusioni dello studio, l’integrazione della terapia combinata nelle linee guida cliniche dovrebbe diventare una priorità. Questo non solo migliorerebbe la qualità della vita per molti pazienti, ma contribuirebbe anche a un sistema sanitario più sostenibile, riducendo le conseguenze a lungo termine delle malattie cardiovascolari.