L’impatto del junk food: cinque giorni di consumo e le conseguenze sul corpo

Nel 2025, i risultati di uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Tubinga, in Germania, rivelano che gli effetti del cibo spazzatura si manifestano sul cervello molto prima di riflettersi sul peso corporeo. Secondo la ricerca pubblicata su Nature Metabolism, bastano cinque giorni di alimentazione ricca di zuccheri e grassi per alterare significativamente il modo in cui il cervello elabora il cibo. Questo cambiamento potrebbe essere alla base di una ridotta sensibilità all’insulina, una condizione che può contribuire allo sviluppo di obesità e altre malattie correlate.

Cambiamenti cerebrali invisibili

La neuroscienziata Stephanie Kullmann ha guidato il progetto di ricerca, dimostrando che anche in uomini adulti sani, cinque giorni di eccessi alimentari con cibi ultraprocessati possono modificare l’attività cerebrale, senza che vi siano cambiamenti visibili nel peso o nella composizione corporea. Il focus dello studio è stato sulla risposta all’insulina, un ormone essenziale prodotto dal pancreas per regolare i livelli di zucchero nel sangue. Questo ormone gioca un ruolo cruciale anche nel cervello, contribuendo a controllare l’appetito e a ridurre la sensazione di fame.

Merende nauseabonde e resistenza all’insulina

Il team di Kullmann ha coinvolto 29 uomini, di cui 18 hanno seguito una dieta ipercalorica per cinque giorni. Ogni partecipante ha ricevuto un pacchetto di snack ricchi di zuccheri e grassi, con un totale di 1.500 kcal da aggiungere alla loro normale alimentazione. Nonostante un iniziale entusiasmo, i partecipanti hanno trovato la dieta eccessivamente stucchevole, riuscendo ad aumentare l’apporto calorico solo di circa 1.200 kcal al giorno. Questo è un chiaro esempio di come il consumo eccessivo di cibo spazzatura possa influenzare non solo il corpo, ma anche il cervello.

Dal naso al cervello: un approccio innovativo

Per analizzare l’attività cerebrale, i ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica, monitorando l’afflusso di sangue al cervello prima, durante e dopo il periodo di consumo di cibo spazzatura. Un aspetto innovativo dello studio è stato l’uso di uno spray nasale contenente insulina, somministrato ai partecipanti prima delle scansioni. Questo ha permesso di osservare direttamente l’azione dell’insulina nel cervello, fornendo dati preziosi sulla risposta cerebrale agli eccessi alimentari.

Iperattivazione e perdita di sensibilità

Dopo cinque giorni di consumo di junk food, il gruppo di partecipanti mostrava un’attività cerebrale aumentata in tre aree specifiche, collegate alla risposta ai cambiamenti alimentari e alla ricompensa. Questi pattern erano simili a quelli riscontrati in individui con obesità e resistenza all’insulina, una condizione che può portare a gravi complicazioni come il diabete di tipo 2. Una settimana dopo la fine della dieta, però, i partecipanti evidenziavano una diminuzione dell’attività cerebrale in due aree associate alla memoria e alla risposta a segnali visivi legati al cibo. Questo suggerisce una resistenza all’insulina che persisteva, nonostante non si fossero ancora registrati cambiamenti nel metabolismo periferico.

Ricadute concrete e implicazioni future

Studi precedenti hanno dimostrato che le persone con cervelli più sensibili all’insulina tendono a perdere peso più facilmente dopo un cambiamento di stile di vita, rispetto a coloro che presentano resistenza all’insulina. Questi risultati evidenziano l’importanza di comprendere come il cibo che consumiamo possa influenzare non solo il nostro peso, ma anche la nostra salute cerebrale e metabolica. La ricerca di Kullmann potrebbe fornire spunti fondamentali per sviluppare strategie preventive contro l’obesità e le malattie metaboliche, sottolineando l’importanza di una dieta equilibrata e salutare.

Published by
Loris Gattuso