Le opportunità di studio per le donne durante il Rinascimento: un’analisi approfondita

Nel corso del Rinascimento, il tema della disparità di istruzione tra maschi e femmine non ha ricevuto un’attenzione adeguata. I giovani maschi venivano preparati per una vita pubblica attiva, mentre le ragazze si limitavano a un’educazione domestica. I ragazzi si formavano per diventare professionisti come medici, avvocati, farmacisti, segretari, ecclesiastici, mercanti e militari. Al contrario, le ragazze erano educate principalmente a svolgere compiti casalinghi, imparando a cucire, a recitare preghiere e a leggere una letteratura limitata, sempre sotto l’occhio vigile dei genitori o dei fratelli.

Le eccezioni nobili

Nonostante la predominanza di un’istruzione limitata per le donne, esistevano delle eccezioni significative. Le ragazze nobili, appartenenti a famiglie di alto lignaggio, avevano accesso a un’istruzione umanistica, spesso impartita da precettori privati nelle loro dimore. Alcune di queste giovani aristocratiche si dedicavano anche allo studio del latino all’interno dei conventi femminili. Questa opportunità di apprendimento era giustificata dalla possibilità, per le nobili, di ricoprire ruoli pubblici una volta adulte, sia per merito delle loro origini sia come mogli di uomini influenti. In alternativa, molte di loro entravano negli ordini religiosi, dove avevano la possibilità di diventare badesse di conventi.

Un’iniziativa inclusiva

Un’importante iniziativa volta a migliorare l’istruzione delle ragazze meno abbienti è stata promossa dalla confraternita di Castellino da Castello. Questa organizzazione ha creato Scuole della dottrina cristiana esclusivamente per ragazze, che seguivano un modello simile a quello delle scuole per ragazzi, con la differenza che gli insegnamenti erano impartiti da donne. Solo poche altre istituzioni educative di questo tipo furono fondate, tra cui quelle di Angela Merici, nota per essere la fondatrice della Compagnia delle Dimesse di sant’Orsola.

Le limitazioni della clausura

Le già scarse opportunità educative per le ragazze subirono un ulteriore ridimensionamento nel 1566, quando Pio V emise la bolla Circa pastoralis, che impose una rigida clausura delle religiose. Prima di questo provvedimento, le suore e le monache avevano svolto un ruolo fondamentale come insegnanti per le giovani, sia nei conventi che al di fuori di essi. Tuttavia, a seguito della bolla, la loro attività educativa fu confinata esclusivamente all’interno dei chiostri, limitando ulteriormente l’accesso all’istruzione per le ragazze.

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Clarissa Semprone