Un’importante scoperta archeologica a Gerusalemme ha rivelato che le pratiche ascetiche estreme non erano riservate solo agli uomini. Durante gli scavi condotti dall’Israel Antiquities Authority (IAA), è stato rinvenuto uno scheletro femminile avvolto in catene. Questa ricerca, frutto della collaborazione tra il Weizmann Institute of Science e l’IAA, ha applicato tecnologie avanzate, come l’analisi proteomica e la peptidomica, per identificare il sesso dei resti. Grazie a queste tecniche, gli studiosi hanno potuto esaminare le proteine presenti nello smalto dentale, confermando che i resti appartenevano a una donna.
Questa scoperta, nota come la “Monaca degli Anelli”, è stata fatta in una tomba singola situata sotto l’altare di un monastero bizantino risalente al V-VII secolo d.C., a nord-ovest della Città Vecchia di Gerusalemme. Lo scheletro era avvolto in un elaborato sistema di catene, con ben 12-14 anelli attorno alle braccia e alle mani, quattro al collo e almeno dieci alle gambe. A completare questa singolare “armatura” vi erano placche di ferro posizionate sull’addome. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il peso di questi anelli non rappresentava una forma di tortura, bensì una scelta ascetica consapevole. Fonti storiche indicano che sia i monaci che le monache si sottoponevano a tali sofferenze per cercare di elevare la propria anima, allontanandosi dai piaceri materiali.
La figura della “Monaca degli Anelli” rappresenta un aspetto di un fenomeno più ampio che caratterizzava il monachesimo bizantino, dove pratiche come digiuni prolungati, auto-flagellazione e isolamento erano comuni. I monaci spesso si ritiravano in luoghi remoti, come grotte o celle, dedicandosi alla meditazione e alla preghiera. Alcuni di loro, invece, vivevano all’aperto, esponendo il proprio corpo a condizioni climatiche avverse. Altre pratiche estreme includevano il rimanere immobili per lunghi periodi o il rinchiudersi in spazi angusti, come gabbie, per limitare il movimento e la libertà personale. Alcuni monaci, noti come “stiliti”, si isolavano addirittura sulla cima di colonne.
Le origini della pratica di avvolgere il corpo con catene risalgono a Siria e Anatolia, diffondendosi poi in tutto l’Impero Bizantino, fino a raggiungere Gerusalemme e l’Egitto. La scoperta della “Monaca degli Anelli” non solo offre nuove prospettive sul monachesimo bizantino, ma evidenzia anche il ruolo significativo delle donne in questo contesto. Figure storiche come Egeria, Melania la Vecchia e la Giovane, Pelagia e Marina testimoniano che la ricerca della santità non conosceva confini di genere.