
Durante le conversazioni del mattino, davanti a una tazza di caffè, è raro non sentire qualcuno lamentarsi della mancanza di sonno. La convinzione comune è che le abitudini moderne e l’invasività della tecnologia abbiano ridotto le ore di riposo notturno. Ma un recente studio mette in discussione questa idea, confrontando il sonno nelle società industrializzate con quello di popolazioni che vivono lontano dai comfort e dalle distrazioni della vita contemporanea. Le ricerche rivelano che, sorprendentemente, le comunità di cacciatori-raccoglitori dormono mediamente meno di noi, ma presentano ritmi circadiani più regolari.
La ricerca sulle abitudini del sonno
Pubblicata su Proceedings of the Royal Society B, la ricerca evidenzia come la scarsa regolarità dei ritmi circadiani — i cicli fisiologici che si ripetono ogni 24 ore — possa influenzare la nostra percezione della qualità del sonno. Secondo gli autori dello studio, ciò che realmente accade è che non dormiamo meno, ma ci sentiamo meno riposati. Molti studi precedenti hanno suggerito che la diffusione degli schermi di computer, TV e smartphone avesse ridotto le ore di sonno notturno. Tuttavia, i dati più recenti, ottenuti attraverso metodi di monitoraggio più rigorosi, come i dispositivi indossabili e le registrazioni delle onde cerebrali, mostrano che non c’è stata una diminuzione significativa nella durata del sonno negli ultimi cinquant’anni.
Durata del sonno nelle diverse culture
Studi precedenti hanno rivelato che le popolazioni di cacciatori-raccoglitori, come i San del Kalahari, dormono in media solo 6,7 ore a notte, mentre gli Hadza della Tanzania si fermano a 6,2 ore. Altri gruppi, come i Bayaka nella Repubblica Centrafricana e gli Himba in Namibia, registrano rispettivamente 5,9 e 5,5 ore di sonno. Questi dati mettono in luce un contrasto interessante: le notti brevi e movimentate sono una costante nelle vite di queste popolazioni.
Un’analisi approfondita
Per condurre il loro studio, Leela McKinnon e David Samson dell’Università di Toronto Mississauga hanno esaminato 54 ricerche sul sonno provenienti da diverse parti del mondo. Hanno confrontato le abitudini di sonno delle società industrializzate con quelle di piccole comunità isolate, provenienti da regioni come l’Amazzonia, il Madagascar e le Isole del Pacifico. In totale, sono stati coinvolti 866 partecipanti, un campione rappresentativo per questo tipo di analisi.
Efficienza del sonno e sicurezza notturna
In generale, i risultati mostrano che le persone nello studio dormono in media 6,8 ore a notte. Tuttavia, nelle società non industrializzate, la media scende a 6,4 ore, mentre nelle società industrializzate si attesta a 7,1 ore. Questo suggerisce che noi dormiamo di più e in modo “più efficiente”: passiamo a dormire l’88% del tempo trascorso a letto, rispetto al 74% delle popolazioni non industrializzate. I ricercatori attribuiscono questa maggiore efficienza a condizioni di sicurezza superiori, che ci permettono di dormire senza il timore di predatori o conflitti con altre comunità.
I ritmi circadiani e la percezione del sonno
Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia: le società industrializzate hanno perso la regolarità nei ritmi circadiani. L’indice di funzionalità circadiana, che misura l’efficienza del nostro orologio biologico, segna un punteggio di 0,63 nelle società industrializzate, rispetto a una media di 0,7 nelle società non industrializzate. Questo potrebbe spiegare perché il sonno ci sembri meno ristoratore, anche se la ricerca non ha confermato questa ipotesi. La minore esposizione a stimoli naturali, come la luce solare durante il giorno e le temperature fresche di notte, potrebbe influenzare negativamente la qualità del nostro riposo.