
Nel 2025, la crescente resistenza agli antibiotici continua a preoccupare gli esperti di salute pubblica in tutto il mondo. Recenti studi hanno rivelato un legame inaspettato tra questa problematica e il diabete mellito di tipo 2, la forma più comune di diabete, che rappresenta il 90% dei casi. La ricerca condotta dai microbiologi della Scuola di Medicina dell’Università del North Carolina suggerisce che il diabete potrebbe creare un ambiente favorevole all’evoluzione di batteri resistenti, in particolare Staphylococcus aureus, noto per essere uno dei principali responsabili di infezioni e decessi legati alla resistenza agli antibiotici. Questo scenario apre a nuove strategie nella lotta contro la resistenza agli antibiotici, specialmente nei pazienti diabetici.
Diabete e proliferazione batterica
Secondo gli autori dello studio, i pazienti affetti da diabete presentano una maggiore probabilità di sviluppare ceppi resistenti di Staphylococcus aureus. Questo batterio si nutre di zuccheri, e poiché il diabete compromette la capacità del corpo di regolare i livelli di glucosio nel sangue, si crea un eccesso di zuccheri che favorisce la proliferazione batterica. In questo contesto, il batterio riesce a riprodursi più velocemente e a sviluppare mutazioni vantaggiose. Inoltre, il diabete indebolisce il sistema immunitario, rendendo più difficile per l’organismo combattere le infezioni, aumentando ulteriormente il rischio di infezioni gravi.
La diffusione incontrollata di ceppi resistenti
Quando Staphylococcus aureus riesce a stabilirsi in un organismo diabetico, eventuali mutazioni che conferiscono resistenza agli antibiotici possono diffondersi rapidamente. Lance Thurlow, uno degli autori dello studio, spiega che in assenza di un sistema immunitario efficace, il ceppo resistente può dominare l’intera popolazione batterica in pochi giorni. Questo scenario è preoccupante, poiché i batteri resistenti possono utilizzare le scorte di glucosio come fonte di energia per la loro rapida diffusione, rendendo le infezioni più difficili da trattare.
Esperimenti sui topi e risultati sorprendenti
Per approfondire la questione, i ricercatori hanno condotto esperimenti su topi con infezioni cutanee. I roditori sono stati divisi in due gruppi: uno ha ricevuto un composto che ha indotto il diabete, mentre l’altro è rimasto sano. Entrambi i gruppi sono stati infettati con S. aureus e trattati con l’antibiotico rifampicina. I risultati sono stati sorprendenti: nei topi diabetici, l’antibiotico ha avuto un effetto quasi nullo, con oltre cento milioni di batteri resistenti presenti, mentre nei topi non diabetici non si sono riscontrati batteri resistenti. Questi dati evidenziano quanto il diabete possa influenzare la risposta agli antibiotici.
Un approccio terapeutico promettente
In ulteriori esperimenti, i ricercatori hanno somministrato a entrambi i gruppi di topi batteri S. aureus con un numero noto di esemplari resistenti. I risultati hanno mostrato che nei topi diabetici, i batteri resistenti riuscivano a prevalere rapidamente, mentre nei topi non diabetici rimanevano in minoranza. Tuttavia, una buona notizia è emersa quando ai topi diabetici è stata somministrata insulina, che ha ridotto i livelli di glucosio e limitato la proliferazione dei batteri resistenti. Questo suggerisce che una gestione adeguata del diabete mellito potrebbe non solo migliorare la salute dei pazienti, ma anche contribuire a combattere la resistenza agli antibiotici, un problema sempre più urgente per la salute pubblica globale.