Nella notte tra il 13 e il 14 marzo 2025, precisamente alle 01:25 ora italiana, un terremoto di magnitudo 4.4 ha colpito l’area dei Campi Flegrei, con epicentro situato tra Pozzuoli e il quartiere napoletano di Bagnoli. Questo evento sismico, il più significativo registrato nella zona da quando sono stati attivati i sismografi, ha causato danni materiali, tra cui il crollo di un controsoffitto che ha ferito una persona.
Il sisma si inserisce in un periodo di crescente attività sismica che caratterizza l’area. Nel mese di febbraio 2025, sono stati registrati ben 1.813 terremoti nei Campi Flegrei, con una magnitudo massima di 3.9. Analizzando i dati, emerge che l’85% di questi eventi ha avuto una magnitudo inferiore a 1.0 o non determinabile. Solo il 12% ha raggiunto valori compresi tra 1.0 e 1.9, mentre il 2% è situato tra 2.0 e 2.9, e l’1% tra 3.0 e 3.9. La maggior parte dei sismi è stata localizzata tra Pozzuoli, Agnano, l’area Solfatara-Pisciarelli, Bagnoli e nel Golfo di Pozzuoli, con profondità concentrate nei primi 3 chilometri e una massima di circa 4 chilometri.
In parallelo, è stato osservato un fenomeno di sollevamento del suolo nell’area soggetta a massima deformazione. A partire da agosto 2024, la velocità media di sollevamento si è attestata su circa 10±3 mm al mese, come riportato dalla stazione GNSS di RITE. Durante lo sciame sismico che ha avuto luogo dal 15 al 19 febbraio 2025, si è registrato un sollevamento massimo di circa 1 cm alle stazioni situate nella zona di massima deformazione, con valori che diminuiscono rapidamente allontanandosi dal centro della caldera. Negli ultimi quindici giorni, i dati mostrano una ripresa del sollevamento del suolo, con una velocità media preliminare di circa 15±5 mm al mese. Complessivamente, il sollevamento totale registrato alla stazione GNSS di RITE ammonta a circa 140 cm dal novembre 2005, di cui 22 cm solo da gennaio 2024.
Nonostante l’intensificazione dell’attività sismica, i parametri geochimici, come le temperature superficiali nelle aree di Pisciarelli e Solfatara, mostrano andamenti stabili. Tuttavia, il flusso di CO₂ dal suolo nell’area della Solfatara rimane elevato, stimato in circa 5.000 tonnellate al giorno, valori che sono comparabili a quelli riscontrati in vulcani attivi con un degassamento persistente.
Le autorità locali continuano a sottolineare l’importanza di mantenere la popolazione informata attraverso fonti ufficiali e di seguire le indicazioni delle autorità competenti per garantire la sicurezza collettiva.